L’unghia incarnita è un problema molto frequente ma poco conosciuto, e spesso non gestito nel modo ottimale. Vengo discusse le possibili cure, scelte in base alla gravita del problema.

L’unghia incarnita, conosciuta anche come onicocriptosi, è una delle malattie delle unghie più diffuse, spesso molto dolorosa, che colpisce generalmente il I dito del piede. Rappresenta infatti il 20% delle cause di problemi ai piedi che spingono i pazienti a consultare il medico di medicina generale o altri professionisti come podologi, dermatologi, ortopedici e chirurghi generali.
Gli adolescenti ed i giovani adulti sono il gruppo di età maggiormente colpito, con predominanza per il sesso maschile di 3:1.

Le unghie incarnite hanno un impatto importante sulla qualità di vita del paziente: sono spesso dolorose, causano difficoltà nell’indossare le calzature, limitazione funzionale della marcia e compromettono lo svolgimento delle normali attività quotidiane in particolare quelle lavorative e scolastiche.

Il paziente tipico è un maschio di 18-20 anni che, dopo mesi di sofferenza e numerosi consulti, viene alla visita dermatologica oramai impossibilitato ad usare le calzature chiuse ed a svolgere attività sportiva, chiedendo un sollievo immediato dal problema.

Attualmente esistono numerose opzioni terapeutiche per le unghie incarnite a partire da quelle mediche conservative fino ai metodi chirurgici.

Sono stati compiuti molteplici studi per mostrare i tassi di recidiva delle differenti tipologie di trattamenti: in una minoranza dei casi le sole misure conservative sono risultate sufficienti, ma negli stadi più avanzati, contraddistinti dalla presenza di essudato e tessuto di granulazione, il procedimento chirurgico è risultato essere indispensabile. Nel corso degli ultimi anni l’eradicazione chimica della matrice ungueale tramite fenolo è stata avvalorata come il metodo che offre migliori risultati a lungo termine, minor costo (in termini di spesa sanitaria e perdita di giorni lavorativi del paziente) e minore dolore post-operatorio.

Che cos’è l’unghia incarnita?

L’unghia incarnita è una malattia frequente e dolorosa in cui una porzione di lamina ungueale penetra nei tessuti periungueali creando una reazione infiammatoria. Coinvolge in genere mono o bilateralmente il I dito del piede e si osserva nella maggior parte dei casi tra i soggetti adolescenti e i giovani adulti, con predominanza maschile in rapporto 3:1.

Quali sono le cause dell’unghia incarnita?

Vi sono fattori favorenti e fattori facilitanti l’incarnimento dell’unghia.

Fra i primi anomalie anatomiche come il malallineamento congenito dell’alluce, l’ipercurvatura dell’unghia, l’ipertrofia dei cuscinetti laterali, l’alluce valgo, le unghie trapezoidali. Occorrono poi elementi precipitanti, a volte apparentemente banali, per far sviluppare l’intero quadro clinico. Quelli più frequenti sono di origine meccanica come il taglio improprio delle unghie, la rimozione aggressiva delle cuticole per trattamenti estetici o onicotillomania, i traumi ripetitivi, l’utilizzo di calzature inadeguate e l’iperidrosi.

La patogenesi dell’unghia incarnita non è ben chiara: la presenza di fattori predisponenti e precipitanti fa sì che la penetrazione di frammenti appuntiti (spicole) della lamina ungueale nell’epitelio e nel derma della piega laterale funga da corpo estraneo causando irritazione, infiammazione e dolore che successivamente conducono alla formazione di un granuloma piogenico.

L’eccesso di sudorazione peggiora il quadro clinico, causando la macerazione dei solchi ungueali e microfratture della lamina, e quindi facilita la penetrazione della lamina nei solchi ungueali.

Come appare l’unghia incarnita?

Dopo che l’evento scatenante ha portato alla formazione di una spicula che penetra nei tessuti della piega laterale, si assiste ad una comparsa e ad un aggravamento graduale dei sintomi infiammatori, la cui entità permette di classificare l’unghia incarnita in 3 stadi clinici di severità crescente:

  • Stadio I: la piega interessata laterale è eritematosa, edematosa e dolente in particolare alla palpazione. Il dolore è peggiorato dalle calzature e dalla deambulazione. In questo stadio per la guarigione sono sufficienti la rimozione della spicula ed il trattamento topico antiinfiammatorio.
  • Stadio II: L’infiammazione periunguale aumenta e compare una reazione granulomatosa con formazione di un granuloma piogenico emergente dalla piega laterale, che copre parte della lamina. Il granuloma piogenico è una proliferazione vascolare benigna che spesso si ulcera e sanguina. Il dolore è molto intenso. La terapia è chirurgica.
  • Stadio III: Col passar del tempo, il tessuto di granulazione del granuloma induce la proliferazione di epitelio epidermico, che lo ricopre. In questo stadio la lamina è in gran parte ricoperta di cute lucida, eritematosa ed edematosa, ed appare più stretta. La terapia è chirurgica.

Come si cura l’unghia incarnita?

Il trattamento dell’unghia incarnita deve essere scelto in base alla causa ed allo stadio clinico. Se la causa è individuabile in un trauma locale, la prima cosa da fare è il suo allontanamento (per esempio il cambio di calzatura, evitare la manipolazione e il taglio improprio delle unghie).

La terapia è di tipo conservativo solo nel I stadio, in pazienti che non lamentano un dolore significativo e non presentano eccessivo eritema o essudato purulento.

In questo caso possono essere sufficienti il sollevamento delle lamina, tramite apposizione di un cono di garza al di sotto della parte incarnita o l’abbassamento della piega laterale, mediante apposizione di cerotto (‘tape-technique’).

In caso di recidive ricorrenti e nell’unghia incarnita di II e III stadio è necessario rimuovere chirurgicamente il granuloma piogenico o il nuovo epitelio che lo ricopre e procedere alla fenolizzazione del corno laterale della matrice.

Che cos’è la fenolizzazione del corno laterale della matrice?

La fenolizzazione dei corni laterali della matrice ungueale è considerata la tecnica chirurgica migliore per il trattamento risolutivo dell’unghia incarnita: è il metodo più efficace, che offre il minor tasso di recidive a lungo termine, con minor costo (in termini di spesa sanitaria e perdita di giorni lavorativi del paziente) e con scarso dolore post-operatorio.

La tecnica consiste nella distruzione, con l’uso di fenolo, della parte laterale della matrice dell’unghia, così da produrne un restringimento definitivo. L’intervento si effettua ambulatorialmente, con anestesia locale del dito, e ha una durata di circa 20 minuti. Condizione sine qua non per garantire l’assenza di dolore e la guarigione rapida post-fenolo è la degenza con arto in scarico per 48 ore dopo l’intervento. Dopo due giorni il paziente può riprendere l’uso delle calzature ed una normale vita sociale/professionale, evitando i traumi al dito (attività sportive) e la macerazione (bagni, piscina) per tre o quattro settimane.

La guarigione della ferita è in genere completa dopo 4 settimane, con maggiore velocità nei pazienti più giovani. L’esito finale, giudicabile dopo 6-8 mesi, porta non solo all’assenza di dolore, ma anche a un buon effetto estetico.